In un mondo che non concede più tempo, i giochi di tavolo sembravano destinati all’estinzione, come i dinosauri. In fondo, tolti i pochi giorni delle faste natalizie, quando esaurito il cibo e il rito dei regali resta poco altro da fare, chi ha più tempo e voglia di mettersi intorno ad un tavolo e impegnare qualche ora per tirare i dadi e muovere le pedine su un tabellone colorato?
A fagocitare il tempo libero, quello che un tempo riuniva famiglie gruppi di amici intorno ad un tavolo, è un’elettronica sempre pronta e disponibile, eppure il rito del gioco da tavolo resiste, nel nome di una lentezza che fa bene allo spirito e ancora oggi spinge a immolare ore e ore sul tabellone di “Risiko”, “Monopoli”, “Cluedo” o “Scarabeo”, alcuni classici inaffondabili che tanti conservano ancora su qualche scaffale.
Un entusiasmo analogico e un po’ highlander confermato dai dati del settore, che parlano di un mercato globale dei giochi da tavolo assestato sui 14 miliardi di dollari all’anno, con previsioni di superare i 30 entro il 2032. In realtà briciole se paragonato al business generato dai games elettronici, ma comunque sintomo di una nuova vitalità che nel dettaglio italiano muove circa 150 milioni di euro all’anno. E per di più, l’universo parallelo dei “board games” è in continua evoluzione, affollato di sviluppatori, disegnatori e designer impegnati a studiare nuove occasioni di svago per chi almeno ogni tanto vuole fare a meno del digitale.
A ennesima dimostrazione della ritrovata popolarità dei giochi da tavolo il ritorno di locali che offrono agli avventori la possibilità di passare la serata scoprendo l’assassino di Cluedo oppure di invadere il mondo con le proprie armate in Risiko, o ancora di trovare la parola più lunga per Scarabeo. E tutto questo senza contare i numerosi benefici dei giochi tradizionali, che secondo gli esperti stimolano la creatività, migliorano le capacità di problem-solving e favoriscono la strategia. In un solo concetto fanno usare la mente, diventando protagonisti e non vittime di un algoritmo.
La curiosità più grande la riserva il target di chi ama i giochi da tavolo, compresa fra 25 e 39 anni, figli di una generazione che ha assistito al boom del web e all’avvento dei social, ma cresciuta anche passando pomeriggi interni con i vecchi giochi in scatola.
Una delle ricerche più importanti sul settore è quella realizzata negli Stati Uniti, il più importante mercato di giochi da tavolo del mondo, dalla “GVR” (Grand View Research), una società di consulenza e ricerca californiana che ha evidenziato come la riscoperta dei giochi tradizionali in realtà sia partita dal 2018, per poi esplodere letteralmente durante i lunghi mesi del lockdown.
Infine, anche se il gioco più venduto al mondo restano gli scacchi, se la cavano benissimo titoli come Monopoli, Scarabeo e il Gioco dell’oca, con l’aggiunta delle novità del settore, con giochi che spesso nascono dopo aver raccolto il capitale necessario attraverso campagne crowdfunding: nel 2018, la piattaforma Kickstarter ha raccolto circa 162 milioni di dollari per finanziare più di 13mila nuovi progetti di giochi da tavolo.