CUORGNE' - Mauro Fava ha votato contro l'ubicazione del nuovo ospedale del Canavese nell'area ex Montefibre di Ivrea. Del resto ha sempre sostenuto che la location migliore fosse l'area Ribes di Pavone. Con lui anche il consigliere della Lega, Claudio Leone. Ecco l'intervento letto in Consiglio a sostegno della sua posizione, in aperto contrasto con gran parte della maggioranza di centrodestra.
«Nella massima trasparenza, mi sento in dovere di assumermi le mie responsabilità, nell’interesse del mio territorio e di tutti i suoi abitanti, mettendo in secondo piano eventuali miei interessi politici, seppur conscio che la mia presa di posizione potrebbe anche compromettere una mia eventuale ricandidatura.
Ero e sono un operaio prestato alla politica, che ha sempre messo “il fare” in cima alle sue priorità.
Ho detto che voterò contro. E lo faccio per ragioni sia di merito che di metodo. E con il mio voto rappresento idealmente tutti quei cittadini del mio territorio che in questi anni sono stati penalizzati nell’accesso alle prestazioni sanitarie del servizio pubblico. Basti pensare al pronto soccorso dell’ospedale di Cuorgnè, dimezzato nell’orario e nelle funzioni, e alle attese bibliche per visite ed esami specialistici.
Già solo per questi due aspetti, vogliate considerare il mio voto negativo di oggi non soltanto come una presa di posizione sul tema oggetto del dibattito, ma come una valutazione complessiva dell’operato dell’assessore alla Sanità.
Ma veniamo alle ragioni del mio parere contrario.
Nel merito, sono contrario alla collocazione del nuovo ospedale nell’area Montefibre, perché in rapporto all’area Ribes presenta diversi svantaggi:
1) non risolve la criticità del nosocomio attuale, ossia di essere collocato in area urbana, con evidenti problemi di accesso per via del traffico soprattutto nelle ore di punta
2) l’area prescelta presenta già il tribunale, un istituto superiore e un centro commerciale: mi pare già satura ed infatti nel “nuovo” studio tecnico, di cui mi occuperò dopo, si sottolinea la limitata possibilità di futura espansione dell’ospedale: quindi andiamo a costruire un ospedale sapendo già in partenza di non poterlo ampliare, il che non mi sembra il massimo della progettualità
3) le dimensioni dell’area non consentono di costruire l’ospedale secondo i criteri dell’Organizzazione mondiale per la Sanità alla luce della recente pandemia, ossia in ampiezza e non in verticale, e in blocchi separati per consentire un più semplice isolamento dei reparti
4) il collegamento agli assi di viabilità ad alto scorrimento. Ribes è già adiacente allo svincolo autostradale, mentre per Montefibre si ipotizza la costruzione di un nuovo svincolo ad hoc, che si sommerebbe agli altri pre-esistenti nell’arco di pochi chilometri
5) Pur gravitando le due aree su Ivrea, Montefibre è quella che porta con sé più svantaggi per gli utenti che provengono dal Canavese occidentale.
Riassumendo:
- l’ospedale in area Ribes sarebbe comunque molto vicino a Ivrea e quindi facilmente raggiungibile dall’utenza eporediese, ma allo stesso tempo sarebbe in posizione più baricentrica per servire tutta l’utenza che si presuppone utilizzerà l’ospedale, compresa quella proveniente dal Canavese occidentale;
- sarebbe possibile edificarlo secondo blocchi separati e sviluppati in ampiezza, come le più moderne disposizioni vorrebbero;
- sarebbe già vicino allo svincolo autostradale; d’altro canto se è vero che costruirlo lì provocherebbe un certo consumo di suolo, è altrettanto vero che costruire uno svincolo autostradale nuovo apposta per agevolare l’accesso all’area Montefibre causerebbe ugualmente quel consumo di suolo.
Sono tutte ragioni oggettive che dovrebbero far propendere per la scelta dell’area Ribes, eppure si è voluto andare in senso opposto. Ma avrei anche accettato questa scelta, che è puramente politica e non ha evidentemente a che fare con il diritto alla salute, se perlomeno, con coraggio, si fosse deciso sin da subito per l’opzione Montefibre.
Veniamo quindi al metodo, per cui non voterò a favore.
Il metodo adottato è la cosa che più fa infuriare, giustamente, gli amministratori locali e i cittadini del Canavese, e fra di essi mi metto pure io. Perché il metodo scelto per arrivare alla conclusione di oggi è una vera e propria presa in giro che la gente e i 60 sindaci che rappresentano la popolazione del mio territorio e che sono venuti a manifestare una settimana fa, proprio davanti al Consiglio regionale, sinceramente non meritano. Affidarsi ad uno studio tecnico per dirimere la scelta sul sito migliore e poi non accettarne le conclusioni, è un non-senso.
La verità è che lo studio non “era fatto male”, come qualcuno ha sostenuto, ma semplicemente portava a delle conclusioni che non sono state gradite. Forse qualcuno doveva prima spiegare a Ires come fare le cose e come assegnare i punteggi. E difatti, in seguito, è proprio quello che è successo.
Si cambiano dei parametri, si decide che l’ospedale deve essere più piccolo in questo modo l’area Montefibre avrebbe le caratteristiche richieste, si dà per fatto uno svincolo che non c’è, si assegnano punti a casaccio, stranamente ad una delibera già votata in un Comune, ma nell’altro no, e il gioco è fatto: sorpasso compiuto. Ora l’assessore può dire finalmente che l’area prescelta è la migliore.
Ma vorrei fare solo un esempio, per essere più chiaro sull’operazione compiuta. Nella valutazione presente nello studio aggiornato, alla voce disponibilità per ampliamenti, si scrive testualmente: “Gli ampliamenti sono più limitati nei siti di Montefibre e Olivetti”. Però, nonostante questa differenza, il punteggio assegnato è identico. E’ seria una valutazione simile? Secondo me, non lo è.
Ed è qui che sta la presa in giro: il voler spacciare come “tecnica” una soluzione politica che non si ha il coraggio di presentare come tale. E non mi si venga a citare il fatto che la conferenza dei sindaci ha approvato l’esito dello studio, visto che per la stessa approvazione sono stati decisivi unicamente i voti dei rappresentanti di quei territori che non hanno alcun interesse nella collocazione del nuovo ospedale di Ivrea. A cosa importa agli abitanti di Caselle, Chivasso, Ciriè, Settimo, per citarne solo alcuni, dove viene costruito l’ospedale di Ivrea? Di certo le probabilità che debbano utilizzare quel Pronto soccorso sono davvero remote. E casomai dovessero recarsi a Ivrea per un esame o una visita, cosa altrettanto poco probabile, certamente non farebbe loro grossa differenza recarsi in un sito o nell’altro distanti pochi chilometri. In conclusione, io avrei anche potuto accettare la decisione politica pur se nel merito non mi trova d’accordo, ma trovo inaccettabile il metodo scelto e il tentativo maldestro di presentarlo come un risultato voluto dal territorio».