CUORGNE’ - Ancora profondamente scossi dalla morte di Giulia Cecchettin, barbaramente uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco, Giovanna Cresto, e il club Inner Wheel di Cuorgnè e Canavese hanno deciso di dare, insieme al mondo della scuola locale, un segnale forte, ribadendo come «amore, rispetto, cultura e conoscenza siano le risposte ai femminicidi e violenze di genere».
Venerdì 24 novembre 2023, nel cortile della scuola elementare Aldo Peno, con la partecipazione degli amministratori comunali cuorgnatesi, di diversi sindaci del territorio, del consigliere regionale, Mauro Fava, di alunni e insegnanti, della dirigente scolastica, Mariella Milone, dei carabinieri della compagnia di Ivrea, con la presenza del capitano, Manuel Grasso, e del maresciallo maggiore Gian Marco Altieri, comandante della stazione di Cuorgnè dell’Arma, di Linuccia Amore, comandante della polizia locale, è stata inaugurata una panchina rossa per dire «no» alla violenza di genere.
«L’ennesimo caso di cronaca avvenuto a ridosso della giornata nazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne non può, come educatori, lasciarci indifferenti – ha detto Camilla Barone, consigliere alle politiche giovanili del Comune di Cuorgnè e insegnante – Questa panchina rossa, messa nel cortile della nostra scuola, deve ricordarci ogni giorno l’importante ruolo che ricopriamo nella nostra società. E’ fondamentale che questa panchina rossa rappresenti per tutta la comunità scolastica e non solo un punto su cui riflettere e per non dimenticare le vittime di femminicidio, vittime che in questo anno sono addirittura aumentate. E’ necessario che sia un punto da cui partire per fare sempre del nostro meglio per formare i nostri studenti, i futuri uomini e donne della nostra società».
Il sindaco Giovanna Cresto ha proposto che la panchina rossa diventi anche un simbolo di pace, valore fondamentale da insegnare ai giovani. «Al nostro istituto è stato dato l’importante compito di prendersi cura di questa panchine che rappresenta per tutti noi un segnale forte e preciso di uguaglianza di genere, un simbolo che non deve per nessun modo farci dimenticare la voce della donne che voce più non hanno – ha aggiunto Camilla Barone – E’ importante che le insegnanti, gli studenti, i collaboratori e i genitori proteggano e preservino questa panchina in modo tale che rimanga un emblema permanente di memoria e speranza che, a partire dalla scuola, può diffondersi in ogni luogo della nostra città. Come scrisse Montessori: “Se c’è per l’umanità una speranza di salvezza e di aiuto, questa viene dal bambino, perché in lui si costruisce l’uomo”».
La cerimonia di inaugurazione è stata presentata dal giornalista, Mauro Michelotti. «L’inaugurazione odierna, purtroppo, dopo i recenti fatti drammatici, assume un significato ancor più importante e simbolico – ha commentato il consigliere regionale, Mauro Fava - Siamo ancora tutti colpiti dall’ennesima storia tossica di una relazione arrivata al capolinea e conclusasi con una tragedia, resa ancor più brutale dall’accanimento con il quale l’aggressore ha infierito sul corpo della ragazza. Le statistiche riportate da alcuni media dicono che nel solo 2023 in provincia di Torino ci sono stati 1588 casi di maltrattamenti, stalking e violenze ai danni delle donne. Una media di 5 reati al giorno. Sono numeri che devono farci riflettere e che devono essere ben analizzati, per capirne i dettagli e poterlo affrontare nel migliore dei modi. In questo periodo si legge e si sentono tante discussioni su una legge sul femminicidio. Io dico che però le leggi da sole non sono sufficienti, anche perché sono piene le cronache di casi in cui il marito, compagno o fidanzato uccide la compagna, moglie o fidanzata e poi si suicida. E’ evidente che in tutti quei casi l’inasprimento delle pene sarebbe stato inutile a evitare la tragedia. E’ quindi necessario intervenire sul fronte culturale e dell’educazione dei giovani, ma su questo punto non si può demandare tutto alla scuola: le famiglie devono fare la loro parte. Generalizzare è sempre sbagliato, ma troppe volte si leggono episodi di cronaca violenta in cui sono coinvolti i minori e in cui i genitori rivelino sostanzialmente di essere all’oscuro di chi sono e di cosa fanno i loro figli. Io penso che negli ultimi decenni ci si sia troppo concentrati sui diritti, tralasciando completamente i doveri. Ma un mondo dove tutto è lecito, dove tutto è fruibile, senza filtri, non porta a niente di buono. Non sono uno psicologo, né un sociologo, ma modestamente penso che, per esempio, la gran massa di contenuti espliciti e pornografici facilmente visionabili su internet da chiunque non sia un bene. Ci vogliono dei limiti».