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SALASSA - «Aveva il diavolo dentro» e per questo motivo era stato sottoposto a sedute di esorcismo con rito islamico da parte dei parenti. E' la drammatica storia emersa ieri, a Salassa, dopo che i carabinieri di Cuorgnè, grazie ad una minuziosa indagine, hanno fatto luce sulla morte di un 43enne originario del Marocco, trovato senza vita il 10 febbraio scorso nella propria abitazione di via Cavour (nella foto l'esterno della casa). Tre persone, connazionali della vittima, sono state fermate. Sono il fratello, classe 1978 domiciliato a Salassa, lo zio, classe 1972, residente a Cuorgnè e Imam della comunità islamica cuorgnatese, e l'ex moglie del 43enne, classe 1989, anche lei residente a Salassa. 

Inizialmente sembrava che il decesso dell'uomo potesse essere riconducibile ad un'overdose ma gli accertamenti dei militari dell'Arma, coadiuvati dai colleghi del nucleo operativo della compagnia di Ivrea, hanno svelato un quadro ben diverso. Il 43enne, infatti, era stato allontanato dall'ex moglie nel 2022, dopo che, pensando che i congiunti fossero posseduti dal demonio, aveva aggredito la donna e i figli. Secondo i parenti, però, ora era lui ad essere finito nella rete dei demoni. E per questo motivo, nelle settimane precedenti al ritrovamento del cadavere, era stato sottoposto a delle sedute di esorcismo con rito islamico. 

La sera del 10 febbraio la situazione è sfuggita di mano: il 43enne, in stato di alterazione psicofisica dovuta all'assunzione di stupefacenti, è stato legato mani e piedi per permettere ai famigliari di effettuare il rito. Ed è in questo contesto che l'uomo è morto soffocato. L'autopsia ha infatti confermato il decesso per un'insufficienza respiratoria acuta. Non dovuta all'assunzione di cocaina ma «provocata meccanicamente» con una maglia. L'indumento, poi ritrovato a casa dell'ex moglie e posto sotto sequestro dai carabinieri, era privo di un bottone che il medico legale ha ritrovato nella gola della vittima nel corso dell'autopsia.

A seguito della convalida dei fermi, il Gip del tribunale di Ivrea, Marianna Tiseo, ha disposto il carcere per lo zio e il fratello della vittima e i domiciliari per l’ex moglie.