CASTELLAMONTE - Il 5 giugno, presso il teatro parrocchiale di Castellamonte, la classe terza della scuola «Amedeo Cognengo» proponeva per parenti e amici uno spettacolo teatrale: Pokonaso 2025. Il protagonista della storia: un bimbo primitivo che racconta le sue avventure con il suo amico mammuth. Quella storia, elaborata dai bimbi, insieme alle insegnanti della classe, parla di inclusione e di diversità, come risorse da valorizzare.
I ragazzi, durante l’anno scolastico, si sono lasciati trascinare da un lungo lavoro sulle emozioni… ed ognuno di loro si è candidato per il personaggio che più sentiva suo. E le brevi drammatizzazioni rendevano interessanti anche le attività didattiche. Ogni bimbo era protagonista di un viaggio nell’epoca primitiva, svolto con i sensi, e con le emozioni, anche nelle ricerche storiche e scientifiche. Il giorno della presentazione al pubblico di tutto questo stupendo lavoro didattico, durato tutto un anno scolastico, anch’io ero tra il pubblico.
Ma vorrei soffermarmi un attimo sulle mie emozioni di quel pomeriggio… L’ingresso al teatro, che si svolgeva al piano sottostante la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Castellamonte, era preceduto da un intenso profumo che gli alberi del parco diffondevano. Poi la discesa, un po’ misteriosa… sulle scalinate, introduceva ad una sala, in cui i gradini ospitavano su più livelli il pubblico, così i bambini piccoli potevano osservare i loro fratellini. Sì, perché la caratteristica del pubblico era proprio questa: c’erano le famiglie invitate a partecipare al bellissimo lavoro dei loro bimbi. Osservavo quelle mamme giovani e sorridenti e i loro figli più piccoli, alcuni con il succhiotto in bocca, che attendevano i fratellini. E poi lo spettacolo… Con fermezza e disinvoltura i protagonisti recitavano la loro parte, e sorridenti si rivolgevano al pubblico per comunicare ai genitori e ai fratellini la gioia di essere protagonisti di una storia «meravigliosa». Quella ventata di gioventù e di gioia comunicava la voglia di entrare in un mondo in cui le meraviglie e la fantasia ci aspettano e ci fanno ancora sognare. E poi il saluto finale: con disinvoltura ogni bimbo con voce alta e sicura si presentava e definiva la parte in cui era stato attore. E… anch’io, come insegnante da lunghi anni in pensione, mi sentivo coinvolta in quella atmosfera serena e operosa. E… un poco avrei voluto tornare indietro per riscoprire la gioia e l’energia dei giovani.
Un plauso è doveroso per le insegnanti che hanno scelto con consapevolezza di trovare nella vita un solido punto di appoggio, per condurre i giovani verso una realtà di fantasia e soprattutto di luce. Così, salutando il dirigente scolastico, il dottor Marco Lupo, mi sono sfuggite queste parole: «Sono amica di Daniela: è bravissima! Non la mandi in pensione!». Tornando a casa sorridevo di me stessa per quelle parole un po’ assurde sgorgate dal cuore, e mi dicevo: «Sì! La vita è ancora bella se si vive con consapevolezza. E i giovani devono conoscere la chiave di questa consapevolezza». (Mariella Beata Getto, ex insegnante).