IVREA - Migliaia di messaggi di cordoglio e vicinanza da tutta Italia. Dalla società civile ma anche dalle associazioni, dalla chiesa e dal mondo politico. La morte del vescovo emerito di Ivrea, monsignor Luigi Bettazzi, ha generato un'onda di commozione che ha indubbiamente varcato i confini del Canavese. Un'ennesima conferma di quanto la figura di Bettazzi, nel corso degli anni, sia stata in grado di diventare sinonimo di pace e concilizione. Dentro e fuori l'istituzione cattolica.
«Padre conciliare, promotore di pace e di dialogo con tutti», lo ricorda il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana. «Rendiamo grazie per la sua testimonianza e per il suo impegno per il Concilio vissuto con libertà e amore per la Chiesa. Il sorriso, la gentilezza, la fermezza, l’ironia, la capacità di leggere la storia e di portare il messaggio di pace sono stati i suoi tratti essenziali. Quegli stessi tratti che ci lascia come eredità preziosa per camminare al fianco degli uomini e delle donne del nostro tempo». Di Bettazzi, il presidente della CEI ricorda e rinnova l’invito più volte rilanciato: «Dovremmo arrivare a farci tutti la mentalità di pace, mentre abbiamo tutti la mentalità della violenza. Dovremmo arrivare a far crescere anche nel popolo cristiano, direi prima di tutti in quello, la mentalità vera della pace contro ogni forma di violenza, come ha fatto Gesù».
«Intendo esprimere il profondo cordoglio di tutta l'Anpi per la scomparsa di Monsignor Luigi Bettazzi. Fino all’ultimo, è stato protagonista di un impegno religioso e civile per la pace e per il dialogo. È del 3 ottobre 2022 il suo straordinario discorso alla Veglia per la pace a Bologna quando, a proposito della tragedia che si sta consumando in Ucraina, ha affermato che “se la logica è quella del “dobbiamo vincere”, andiamo verso la guerra mondiale”. Nella stessa circostanza ha proposto una analisi e una riflessione sulla guerra in corso in palese contrasto col mainstream dei media e della grandissima parte della politica italiana ed europea ed in aperto sostegno delle posizioni pacifiste che accomunano oggi tanta parte dei laici e dei cattolici del nostro Paese. La sua scomparsa priva il mondo e il nostro Paese di un protagonista del dialogo e di un costruttore di Pace», dice il presidente nazionale dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo.
«Testimone appassionato del Concilio Vaticano II, mons. Luigi Bettazzi è stato, negli anni del suo servizio come vescovo di Ivrea e poi del suo ritiro, un punto di riferimento per la comunità ecclesiale piemontese ma anche per la società civile. Il suo impegno in «Pax Christi», e in generale nella promozione della dignità di ogni persona umana, ha mantenuto viva per i giovani la freschezza del Vangelo che il Concilio ha richiamato. Per la Chiesa di Torino, così come la comunità ecclesiale di Piemonte e Valle d’Aosta, mons. Bettazzi è stato un «vicino» attento e paterno, che oggi affidiamo con sicura speranza al Signore e che continueremo a ricordare con affetto e rispetto», lo ricorda monsignor Roberto Repole, Arcivescovo metropolita di Torino.
Per Gianfranco Rotondi, presidente della fondazione Dc, con Bettazzi scompare «un monumento di cultura e dialogo, fondamentale nella formazione di generazioni di cristiani». Per il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, «Con la scomparsa di monsignor Bettazzi, la chiesa Piemontese perde una grande figura di riferimento, una persona che da sempre si è spesa per il bene della comunità, promuovendo valori di apertura, pace e scambio costruttivo. Tante le battaglie che hanno visto monsignor Bettazzi impegnato in prima persona: lotte in supporto alle lavoratrici e ai lavoratori, o in sostegno dei diritti per tutte e tutti». Anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ha reso omaggio a Bettazzi: «Un uomo di pace, una vita eccezionale condotta con intelligenza e sempre esposta ad ogni problema dell'attualità. La nostra città e il nostro paese gli devono molto». «Sento di dare voce a tutto il Veneto nell'esprimere il cordoglio per la scomparsa di monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea quasi centenario, un vero testimone e protagonista dell'ultimo secolo. Originario di Treviso, città dove fino a che l'età lo ha consentito amava tornare», dice il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
E ancora, Romano Prodi: «L'ho frequentato e stimato fin dai suoi anni bolognesi. In tantissimi, credenti e non credenti, abbiamo ricevuto tanto da lui. La sua tenace ricerca della pace, il suo rispetto per le cultura religiose e le fedi differenti, la sua testarda passione per il dialogo e il confronto hanno fatto di lui un punto di riferimento non solo per i cattolici ma anche per una gran parte del mondo laico. Una grande intelligenza a cui l'Italia e tanta parte del mondo devono davvero tantissimo».
«Ci sarebbe moltissimo da dire su Monsignor Bettazzi che torna al Padre. È certo che il suo legami con i territori, con le montagne canavesane, con il Gran Paradiso, l'amore per i territori montani, raccontato tante volte, sono una grande eredità. Bella, viva, per tutti noi. Lo è ancora di più la costante tensione nella costruzione della Pace, a partire dalla Chiesa, cogliendo i segni dei tempi e mai tradendo la grande eredità del Concilio Vaticano II, quella Primavera della Chiesa che gli ha permesso di aprire anche un nuovo dialogo con le Istituzioni, con la Politica. Dialogo che lui ha mosso verso l'alto, con i Vertici dei Partiti come Berlinguer, ma anche sempre con Sindaci e Amministratori, in particolare canavesani. In quella zona di Ivrea dove la comunità di Adriano Olivetti non è finita, non è passatismo e rimpianto, ma verrà accompagnata ancora in altri modi e con gli stessi valori da Luigi Bettazzi Vescovo». Così Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, e Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte.
«Voglio esprimere, a nome di tutta la comunità del Partito democratico, il nostro profondo cordoglio per la scomparsa di monsignor Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea. Se c'é una parola in grado di riassumere la sua qualità più grande, questa parola forse é dialogo. Un dialogo usato soprattutto come metodo per superare confini ideologici nell'interesse dei più fragili», le parole della segretaria del Pd, Elly Schlein.