PAVONE CANAVESE - Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'intervento del sindaco di Pavone Canavese, Endro Giacomo Bevolo, «in rappresentanza dei sindaci del Canavese direttamente interessati dalla costruzione del nuovo ospedale». La decisione della Regione Piemonte è attesa a giorni: la «sfida» è tra l'area ex Montefibre di Ivrea e l'area Ribes di Pavone Canavese, vicino al casello autostradale. Quest'ultima è risultata la migliore dal punto di vista tecnico secondo le «indagini» promosse della Regione. Eppure la sensazione è che, alla fine, si opterà per l'area ex Montefibre. Per questo il sindaco ha preso carta e penna (virtuali) per fare il punto della situazione.
«In rappresentanza dei Sindaci del Canavese direttamente interessati dalla costruzione del nuovo ospedale a servizio di tutto il territorio, evidenziamo i possibili interessi diversi e localistici che stanno prevalendo sui prioritari vantaggi sanitari nella scelta del luogo più idoneo per costruire il nuovo ospedale di Ivrea e Canavese. I predetti Sindaci, infatti hanno in passato ripetutamente proposto una localizzazione ospedaliera idonea e baricentrica sul principale crocevia stradale dell’area, adiacente al casello autostradale di Ivrea.
Quest’area, che presenta notevoli vantaggi, non solo di posizione ma anche di sicurezza ed espansibilità, era già stata positivamente valutata sia in studi risalenti agli anni ‘80 sia recentemente in studi commissionati dalla stessa Regione Piemonte, ottenendo punteggio nettamente superiore rispetto all’area che surrettiziamente ora si vorrebbe favorire all’interno del solo comune di Ivrea.
La nostra proposta invece presenta notevoli vantaggi quali la non necessità di costruire nuovi caselli autostradali, trafori, opere viarie, in quanto già si trova all’uscita del casello autostradale di Ivrea e adiacente allo svincolo della strada nazionale pedemontana che serve oltre il 50% della popolazione residente interessata. Inoltre l’asse autostradale consente un ottimale collegamento con il bacino di potenziale utenza della bassa Valle d’Aosta, ma anche la rapida trasferibilità dei pazienti più gravi ed urgenti agli ospedali maggiori della città di Torino e Lombardia.
Nei pressi dell’area in questione sono già allocati la caserma dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco, a riprova ulteriore della centralità strategica dell’area medesima che è già destinata a pubblica utilità ed urbanizzata, non pone vincoli costruttivi sulla forma della struttura costruenda ed a maggior ragione sulla sua futura espandibilità ed adeguamento tecnologico. Essa ricade altresì su terreni a bassa produttività agricola o incolti, i cui proprietari li concedono in affitto quasi tutti allo stesso coltivatore. Non è inoltre distante il polo universitario tecnologico-farmacologico del BioIndustry Park.
Non si puo’ non sottolineare con forza che le direttive nazionali prevedono la costruzione di nuovi insediamenti ospedalieri fuori dai centri abitati e la necessaria disponibilità di viabilità alternative, con tempi di raggiungimento delle nuove strutture che soddisfino gli standard obbligatori di 20 minuti per la massima popolazione. La nostra proposta viene invece ingannevolmente contrastata indicando pericoli inesistenti come l’esondabilità o limiti geologici che sono già stati precedentemente smentiti dagli studi commissionati e agli atti della stessa Regione Piemonte.
Viceversa l’alternativa che viene posta da soggetti diversi, presenta varie criticità come una già attuale scarsità di posteggi nell’area (indispensabili in considerazione della notevole estensione chilometrica del territorio servito, che comprende valli montane lontane e disagiate), la stessa scarsa accessibilità viaria cittadina soprattutto nelle ore di punta, oltre alla presenza nell’area interessata del Tribunale di Ivrea (attualmente già congestionato), della funzione scolastica con la presenza di Istituti scolastici ma anche di aree commerciali e supermercati, nonché di vari condominii. Queste limitazioni hanno acquisito fondamentale importanza dopo la recente (e potenzialmente ripetibile) pandemia, mentre occorrerà a tal proposito garantire svariati ed indipendenti percorsi (sano-infetto) di accessibilità, in quanto dovranno essere assolutamente evitati i rischi derivanti da rapide evacuazioni in caso di calamità.
A nostro avviso resta altresì impregiudicata la valutazione di sicurezza e bonifica del sottosuolo, che sarebbe necessario utilizzare in una struttura ospedaliera a prevalente sviluppo verticale, ricordando comunque che tale area apparteneva allo stabilimento chimico Montefibre. Inoltre, a supporto funzionale della loro localizzazione, i proponenti di quest’area intracittadina considerano imprescindibile la costruzione di un nuovo casello autostradale (San Bernardo di Ivrea) che però in realtà andrebbe a ricadere ad una distanza di circa 5 km da altri tre caselli già oggi esistenti (Ivrea, Albiano d’Ivrea, Scarmagno). Il nuovo casello in ipotesi di realizzazione, oltre ai costi, richiederebbe l’occupazione di circa 100.000 mq che sono attualmente in uso agricolo con evidente consumo inappropriato di suolo.
Il terreno in Ivrea, area Montefibre, è altresì di monoproprietà e questo non sempre significa avere vantaggi e non esclude ritardi di acquisizione. Occorre infine segnalare che recentemente la riproposizione ufficiale dell’area Montefibre è avvenuta di fronte a pochi Sindaci, cioè dei comuni più grandi ma lontani, della stessa Asl, ma già serviti da altri ospedali, mentre non sono stati sentiti e presi in considerazione i piccoli ma numerosi comuni del territorio complessivamente servito, quindi non solo di Ivrea ma anche il Canavese occidentale e le aree montane.
In conclusione, mentre si conferma l’assoluta necessità di fornire al territorio del Canavese nella sua totalità una nuova struttura ospedaliera in tempi rapidi, siamo a confermare che noi stiamo proponendo la migliore soluzione che soddisfa in modo ottimale e razionale le esigenze del territorio, con l’impiego migliore del denaro pubblico anche in prospettiva di un lungo utilizzo futuro, bilanciato con le esigenze sanitarie territoriali e nel solo intento di evitare sprechi e anomalie».